Nella storia lo sviluppo dei preparati medicinali ha conosciuto diverse fasi e si colloca molto lontano nel tempo.
L’origine di tutte le medicine è nell’erboristeria e la cura delle malattie era fitoterapica (fito-terapia dal greco phytón=pianta e dal latino therapi’a=cura), cioè si sfruttavano i principi e le sostanze contenute nelle erbe e piante.

Per evitare la consueta confusione in merito al mondo dei prodotti erboristici e fitoterapici, è bene considerare che non c’è contrapposizione fra i medicinali classici e quelli prodotti utilizzando esclusivamente con le erbe.

La sostanziale differenza è che nel farmaco tradizionale è presente il principio attivo estratto da una pianta e che comunque tale principio è poi riprodotto sinteticamente in laboratorio e mirato ad un’azione specifica.

Il prodotto erboristico, preparato con una pianta, contiene i principi attivi e una serie di elementi (fitocomplesso), tra i quali quelli che servono per la cura di una determinata patologia o sintomo.
Chiaramente l’effetto di un prodotto erboristico è più leggero e a volte occorre più tempo per ottenere alcuni risultati, ma con controindicazioni inferiori alla medicina tradizionale.

Qualche cenno storico

Sin dalla notte dei tempi le erbe venivano raccolte e preparate per sostenere il benessere e la salute dell’uomo.
Inoltre, la loro presenza all’interno di antiche tombe è un indizio che a loro venivano attribuiti poteri magici e soprannaturali: in Iraq, all’interno di un sarcofago di 60.000 anni fa si sono trovate 8 diverse piante medicinali e ancor oggi gli sciamani dell’Amazzonia e i guaritori della Steppa assumono costantemente allucinogeni (ad esempio l’Amanita muscaria), preparano decotti, impacchi, unguenti e pozioni per curare i malati.

La conoscenza riguardo i trattamenti era trasmessa da una generazione all’altra. Fu nel 3000 a.C. che comparvero i primi scritti; il più antico è il Papiro Ebers che elenca molte piante, consigli per un loro utilizzo adatto, incantesimi e magie. Nel IV secolo a.C. Aristotele sosteneva che le piante possedevano un’anima; fu con Ippocrate (460 a.C.) che la scienza cominciò a separarsi dalla magia. Col passare dei secoli il fiorire del commercio portò la ricchezza di nuovi studi e nuove conoscenze.

Oggi si possono distinguere, fra le altre, tre grandi tradizioni fitoterapiche:
– La tradizione popolare del mondo occidentale, basata sull’esperienza greca e la romana.
– La antichissima tradizione ayurvedica indiana.
– La medicina tradizionale cinese.

Questo patrimonio culturale, iniziato con l’uso sperimentale delle piante da parte delle popolazioni primitive, è utilizzato dalla scienza moderna che, con i suoi mezzi di ricerca atti ad isolare i principi attivi e ad individuare i meccanismi d’azione delle erbe, ha determinato la nascita di una “nuova erboristeria”.

Come è cambiata l’erboristeria

L’erboristeria tradizionale era prerogativa delle casalinghe. Esse coltivavano spezie ed erbe medicinali nei loro orti o le raccoglievano allo stato selvaggio. Le usavano fresche o le conservavano seccandole; oppure estraevano le sostanze mettendole in infusione in vino o grappa. Preparazioni galeniche sofisticate venivano preparate da persone specializzate o farmacisti. I loro fornitori erano erboristi che per lo più raccoglievano erbe allo stato selvatico.

L’Erboristeria moderna nel corso dell’industrializzazione sociale, è stata modernizzata. La raccolta selvatica d’un tempo è stata sostituita da coltivazioni agricole specializzate in erbe e medicinali.
Fornivano e forniscono i loro prodotti alle industrie:
– alimentari;
– cosmetiche;
– erboristiche e farmaceutiche.

L’industria li elabora in:
– integratori alimentari;
– prodotti salutistici;
– cosmetici;
– prodotti erboristici e fitoterapici;
– farmaci.

Una tale specializzazione richiede delle formazioni adatte. Per esempio molte facoltà di Farmacia dell’Università italiana, offrono un corso di laurea in erboristeria (la denominazione varia a seconda della Facoltà), che include il sapere basilare di tutti prodotti, processi artigianali, industriali, commerciali e di consulenza coinvolti.

La fitoterapia oggi

La fitoterapia era ed è, da sempre, una forma terapeutica. È adottata da medici dotti, naturopati, terapisti alternativi e complementari, guaritori e da persone senza formazione medica.
Prodotti industrialmente fabbricati sono reperibili in ogni farmacia (come “fitoterapici”), naturalmente dall’erborista (come “prodotti salutari”,senza finità terapeutica, che è ad esclusivo utilizzo del farmacista), e certi persino nei supermercati (come “integratori”). Il vantaggio è la comodità e una certa garanzia di qualità, lo svantaggio è costituito dai costi e dal fatto che vanno perse vecchie culture artigianali quali:
– orticultura di piante medicinali;
– erboristeria selvatica;
– raccolta e conservazione di fitorimedi e in più le arti galeniche.

La Fitoterapia è la disciplina medica che si serve delle piante e dei loro derivati per scopi medico-terapeutici. Tanti farmaci (si stima ca. 1/3, con tendenza all’ aumento) si basano originalmente su sostanze sintetizzate da piante e non in laboratorio.
Un esempio recente è il Tamiflu: la sostanza attiva (antivirale) viene estratta dal pericarpio verde di anice stellato (Illicium verum Hooker fil.). Riguardo l’uso del seme usato come spezia nella Cina sud-orientale ci sono grandi coltivazioni. Al momento, i coltivatori fanno affari con l’industria farmaceutica, e questo fino a quando non sarà economicamente conveniente l’utilizzo di un battere geneticamente modificato (in via di sviluppo), che sintetizza in bioreattori la stessa sostanza attiva.
Da tempi remoti, i medici oltre far capo agli erbari si servono di elenchi correlativi tra piante e loro effetti terapeutici.

La Galenica in fitoterapia

Il nome proviene dal nome del medico Galenus. Con galenica si intende la preparazione di farmaci e rimedi partendo da droghe grezze o sostanze chimiche e sostanze ausiliarie. Erano e sono ancora preparazioni di galenica tradizionale, l’arte di speziali e farmacisti. Oggi si chiama anche ‘tecnologia farmaceutica’, visto che i farmaci sono solitamente preparati confezionati.
Da circa cento anni si usano delle tabelle correlative tra gruppi di principi attivi e piante che li contengono.

La galenica fitoterapica richiede grande cautela ed esperienza nel calcolare e prevedere la quantità di principio attivo contenuta nei derivati vegetali utilizzati. Difatti questa può variare sensibilmente a seconda di vari fattori come terreno e clima di coltivazione, metodo di raccolta, modalità di conservazione (p. e. essiccazione) e produzione del rimedio, contrariamente al rimedio farmacologico in cui è sempre certa (o quasi) la quantità e qualità del principio attivo assunto, come pure i loro possibili effetti collaterali.

Nella medicina popolare i rimedi fitoterapici sono il rimedio. Il tesoro di ricette è immenso.
La raccolta di piante medicinali selvatiche richiede anzitutto precise conoscenze botaniche ed ecologiche. Non ci vuole una formazione ampia riguardo la conoscenza di molte piante. Come nella raccolta di funghi, ci si concentra sulle erbe che si conoscono a fondo. Questo si può imparare facilmente, facendo parte di gruppi che organizzano escursioni accompagnate da guide esperte in erboristeria.

I principi attivi

I principi attivi sono tutte le sostanze allo stato molecolare che vengono prodotte dalle piante.
Essi sono frutto di lunghe e complesse modifiche dell’evoluzione naturale; sono il risultato dell’adattamento da parte delle piante all’ambiente esterno e i loro meccanismi di difesa.

Un principio attivo o un insieme di questi non è sempre presente in tutta la pianta, ma spesso si trova solo in una parte di essa (radici, fusto, foglie, fiori…).
La parte della pianta da cui si estraggono i principi attivi prende il nome di droga, che risalendo al significato etimologico del termine deriverebbe da “arido o secco”, riferendosi proprio alla pianta secca utilizzata come farmaco o in cucina.

A volte per ottenere un determinato risultato occorrono più principi attivi che esplitino un’azione sinergica; in questo caso si avranno i “composti”, ottenuti per miscela o unendo prodotti finiti.

Le principali droghe possono dunque essere riferite a:
– pianta intera (radici, fusto e foglie);
– parte aerea (fusto e foglie);
– radici, bulbo o rizomi;
– foglie;
– fiori;
– semi, bacche o frutto;
– linfa;
– corteccia;
– brattee (foglie adibite a proteggere il fiore);
– resine;
– scorza del frutto;
– gemme;
– giovani getti (i nuovi rametti con fogliette).

E’ importante precisare che una pianta può contenere più “droghe” e gli esempi sono svariati.

Tipologie di principi attivi
Alcaloidi: azoto carbonio, idrogeno e ossigeno. Sono formati da molecole complesse in cui c’è la presenza di un atomo di azoto. Si tratta dei principi attivi più potenti e che possono generare danni all’organismo, infatti i principali veleni sono alcaloidi. Vengono utilizzati in medicina solo sotto stretto controllo e dosaggio mirato a seguito di precise e accurate diagnosi.

Saponine: glocosidi a potente azione tensioattiva. Diminuiscono la tensione superficiale dell’acqua e producono schiuma. Perdono la loro efficacia se si fanno bollire per troppo tempo.
L’efficacia delle saponine è conosciuta oltre che per l’uso esterno, cosmetico e nella produzione di saponi, anche per l’uso interno, con effetti espettoranti e diuretici.
Sono perciò utilizzate in concomitanza con altri principi attivi per sviluppare un risultato migliore e sinergico; esse aiutano a far assorbire le altre sostanze.
Si distinguono in: saponine a nucleo steroidico (estratte dalla digitale o salsapariglia) e saponine a nucleo triterpenico (estratte dalla liquirizia o saponaria ecc…).

Tannini: termine che deriva da “tannare”-“conciare le pelli”-. Si tratta di sostanze vegetali senza atomi di azoto. La loro funzione è prettamente astringente, antinfiammatoria, emostatica, poiché fanno precipitare le proteine, formando coauguli. Si utilizzano dunque sia per cure esterne che interne, in caso di infiammazioni, emorragie cutanee o delle mucose e contro le diarree, come antimicrobici.
I tannini sono solubili in acqua, ma perdono efficacia a contatto con l’aria o a seguito di eccessiva bollitura.

Resine: si tratta di secrezioni amorfe, di cellule specifiche presenti sopratutto nelle conifere e scaturiscono dalla polimerizzazione e ossidazione di oli essenziali del gruppo dei terpeni.
Non sono solubili in acqua e non sono volatili. Dall’unione di resine ed oli essenziali si ottengono balsami con notevoli proprietà antisettiche per le vie respiratorie.

Vitamine: sono presenti nelle piante e non possono essere sintetizzate dall’uomo, tranne la vitamina D che si forma grazie all’azione dei raggi UV, la vitamina A che si forma dalla sua provitamina carotene e la vitamina PP che si origina da un aminoacido aromatico.

Le vitamine si dividono in due gruppi:
– idrosolubili: B, C, P;
– liposolubili: A, D. E, F, K.

Il modo migliore per assumerle è attraverso il consumo di cibi freschi e crudi, infatti la cottura e i procedimenti utilizzati per la conservazione dei cibi, ne riducono gradualmente la presenza.

Mucillagini: polisaccaridi sotto forma di masse amorfe biancastre, che in acqua producono soluzioni colloidali e viscose, ma non adesive. Le loro proprietà hanno un’azione antinfiammatoria per le mucose in cui le mucillagini si depositano a strati facendo da barriera alle irritazioni. La bollitura prolungata annulla la loro efficacia.

Principi amari: sostanze di diverso tipo che si contraddistinguono per il sapore amaro. Aiutano la digestione e aumentano l’appetito agendo sulle secrezioni cloropeptiche, epatiche e biliari.

Oli essenziali: ottenuti per distillazione, estrazione con solventi volatili o per pressione. Sono composti da miscugli di sostanze organiche volatili e oleosi (terpeni, alcoli, aldeidi, chetoni, acidi): Poco solubili in acqua, ma molto solubili in alcool, etere, cloroformio e grassi.

Glucosidi: sono i più importanti utilizzati in farmacologia e fitoterapia.
Si suddividono in:
– cardiotonici: che agiscono a livello cardiaco;
– antrachinonici: azione lassativa e purgativa;
– solforati: azione antisettica, stimolante, stomachica, revulsiva;
– ad arbutina e metil arbutina: azione antisettica delle vie urinarie;
– salicilici: azione antireumatica ed antipiretica (es.Salice);
– acidi organici: presenti sotto forma di sali e abbondanti nelle leguminose. Hanno attività osmotica e leggermente lassativa;
– sali minerali e sostanze inorganiche: importanti per l’attività osmotica e per i tessuti di sostegno (sali di potassio, di calcio, di ferro e acido salicico);
– oligoelementi: utili all’organismo in quantità ridotta e importanti per la crescita e la costituzione (Cobalto, Magnesio, Manganese, Rame, Zinco);
– flavonoidi: da “flavus”-“giallo”. Rendono più resistenti i vasi capillari e sono utili contro gli spasmi digestivi e i disturbi cardiovascolari. Fra i più conosciuti si trovano la rutina e l’esperidina;
– cumarine: si percepiscono anche a livello olfattivo per l’odore caratteristico di fieno fresco. Agiscono sulla distensione della muscolatura liscia;
– terpeni (o isoprenoidi): biomolecole costituite da multipli dell’unità isoprenica. Se modificati in modo tale che contengano atomi diversi dal carbonio, vengono chiamati terpenoidi;
– fenoli: hanno attività antisettica e analgesica. Esempio tipico è l’acido salicilico contenuto nell’aspirina in forma sintetizzata, ma presente naturalmente nella corteccia del Salice;
– iridoide: derivati monoterpenici che derivano il nome dalla formica australiana che li utilizza come meccanismo di difesa. La loro attività è antinfiammatoria, antalgica, antireumatica ecc…


Bibliografia:
– “Dall’abete allo zafferano” – Sarandrea/Culicelli edizioni grafiche Ambrosini;
– “Wikipedia”